
La “nascita” in psicologia è un concetto che si collega sia agli aspetti biologici sia a quelli psicologici e culturali della crescita umana. Il termine non si limita alla sola dimensione fisica del parto, ma abbraccia anche l’inizio dello sviluppo mentale e cognitivo del neonato e la sua integrazione. Dal punto di vista biologico, la nascita è l’evento che segna il passaggio del feto al mondo esterno, caratterizzato da stimoli sensoriali, fisici e psicologici completamente nuovi. Questo cambiamento è accompagnato da numerosi adattamenti fisiologici, come la respirazione autonoma, l’alimentazione tramite l’allattamento e la regolazione della temperatura corporea. La psicologia evolutiva esplora come questo cambiamento fisico sia seguito da una serie di tappe che riguardano lo sviluppo emotivo e cognitivo del bambino. Nei primi momenti di vita, il neonato è profondamente dipendente dalla madre o da chi si occupa di lui. Questo legame primario, che prende il nome di “attacco”, è essenziale per il suo sviluppo emotivo e psicologico. La nascita in psicologia non si esaurisce nella dimensione individuale del bambino, ma si inserisce in un contesto culturale e sociale che gioca un ruolo fondamentale nel suo sviluppo. La famiglia, la comunità e la società plasmano le aspettative e le pratiche educative che influenzeranno la crescita psicologica del bambino. La psicologia culturale, come quella proposta da Lev Vygotskij, sottolinea che lo sviluppo cognitivo è fortemente influenzato dalle interazioni sociali e dai “mediatori culturali” come il linguaggio, le tradizioni e i valori condivisi. La nascita, quindi, non è solo un evento fisico, ma rappresenta l’inizio di un lungo e complesso percorso di crescita psicologica. La psicologia ha contribuito in modo significativo a comprendere come il neonato, attraverso l’interazione con l’ambiente e le figure di attaccamento, sviluppa le proprie capacità emotive, cognitive e sociali.